Exit interview: perché prevederla in azienda?

Exit interview: perché prevederla in azienda?

Tante sono le motivazioni che rendono necessaria una exit interview: un licenziamento o un caso di dimissioni, la fine di uno stage che viene rinnovato. Ma a prescindere dalle cause, la exit interview è un momento che dice molto dell’attenzione dell’azienda verso la persona, anche se il rapporto lavorativo sta per interrompersi. 

Perché la exit interview è così importante? Perché – data la posizione della persona, che non avrà più rapporti con l’impresa in questione – farà emergere spunti disinteressati, utili per capire cosa sta funzionando e cosa no nel contesto aziendale e come correggere il tiro su ciò che può essere migliorato!

Il nostro consiglio, a margine, è di non farsi sfuggire questa opportunità di employer branding per l’azienda: se ben condotta, la exit interview può rappresentare un momento di coinvolgimento e valorizzazione del dipendente, che difficilmente dimenticherà!

Cos’è una exit interview?

La exit interview è un colloquio che ha luogo tra un dipendente in uscita e una persona pertinente al team di risorse umane e/o con una posizione manageriale. Avviene dopo che al dipendente è stata comunicata la notizia della sua uscita, oppure dopo che ha deciso lui stesso di lasciare l’azienda. 

Non ha una durata specifica e delimitata, ma dovrebbe impiegare tutto il tempo necessario a permettere alla persona esaminata di mettersi a proprio agio ed esprimersi sull’argomento. Possiamo ipotizzare, per una exit interview di 5-6 domande, una durata di 45 minuti/un’ora che però va – ovviamente – calibrata sulla base della persona che ci stiamo intervistando. 

In questa sede si parlerà delle eventuali motivazioni dell’addio di un dipendente o dei motivi che hanno portato a non confermalo, dei salari, dei percorsi di carriera interna e tutto sarà funzionale a migliorare le condizioni dei tuoi dipendenti, presenti e futuri. Ecco perché non deve essere sottovalutata!

Perché si tratta di un momento strategico per tutta l’azienda?

Abbiamo identificato tre motivazioni che rendono il colloquio di uscita strategico e importante per tutta l’azienda, con particolare attenzione al team di risorse umane, da cui – con ogni probabilità – sarà organizzato e condotto. 

  1. Permette di comprendere cosa è andato bene e cosa no nei riguardi della persona: le situazioni sono tante e diverse, ma intervistando una persona che lascia l’azienda è possibile evidenziare cosa ha apprezzato e cosa invece può essere migliorato. Dall’onboarding, alle comunicazioni, alle relazioni… gli spunti saranno tantissimi!
  2. Consente di valutare l’organizzazione con cui l’individuo si è confrontato: dalle domande di exit interview emergerà qualcosa sul percepito personale della persona riguardo all’azienda. Potrebbero nascere riflessioni sull’immagine o sul brand, o altri dettagli sull’impresa a cui non avevi pensato
  3. Costituisce un fondamentale momento di employer branding: porre cura e scrupolo nei riguardi di una persona in uscita dice molto dell’azienda. Se avrà un bel ricordo dell’impresa, ne parlerà bene: questo è importantissimo. Allo stesso modo, mettere l’individuo in condizione di porre domande, anche sul suo futuro, o chiedere consigli, sarà per lui un’opportunità importante e che difficilmente dimenticherà.

Come preparare al meglio un colloquio di uscita

Scaricare un template non è la migliore idea possibile, a nostro avviso. Ogni exit interview dovrebbe essere personalizzata in base al lavoratore che siede di fronte a noi. Ecco però alcune domande del colloquio che possono offrire spunti interessanti: 

  1. Onboarding: è stato funzionale a capire le mansioni, la mission aziendale, l’organigramma e gli obiettivi
  2. Relazione: si sono verificate relazioni suppletive, competitive, reticenti o altro nei confronti di tutto il team, dei peer o degli head;
  3. Obiettivi di carriera: l’offerta era in linea, si è verificato disallineamento oppure ha portato a considerare nuove aree professionali; 
  4. Cosa è stato maggiormente apprezzato?
  5. Cosa si sarebbe potuto fare meglio?

Ovviamente si tratta delle nostre idee… Se nella tua azienda si verificano dinamiche diverse, adatta questi quesiti alla tua realtà!

Do e don’t delle exit interview

Ecco tre comportamenti da incoraggiare, da parte dell’intervistatore nei riguardi dell’intervistato: 

  • Mettere la persona a proprio agio: davanti a un caffè, in una saletta appartata e con discrezione; 
  • Permettere a chi è intervistato di sfogarsi e porre lui stesso delle domande; 
  • Fornire tutto il supporto che l’intervistato richiede, come un aiuto nell’aggiornamento del CV o la strategia migliore per comunicare l’addio ai colleghi. 

Ecco invece alcuni comportamenti che non rendono giustizia al momento

  • Sostituire la exit interview con una exit survey (traduzione: sondaggio di uscita): questo momento acquisisce valore se c’è interazione; 
  • Interrompere la persona che parla, prendere (troppi appunti) e guardare l’orologio; 
  • Voler “difendere” in modo prepotente l’azienda, senza lasciare spazio alla persona per mostrare ciò che non ha funzionato.

La exit interview non è solo un colloquio gestionale, ma un’occasione per l’azienda di mostrare tutto il proprio valore e la propria cura verso i lavoratori. Il nostro obiettivo è supportare le aziende e i lavoratori nella creazione del migliore match possibile, creando rapporti di lavoro improntati all’arricchimento reciproco e alla valorizzazione delle persone. Se vuoi approfondire i nostri servizi per le aziende, contattaci: non vediamo l’ora di conoscerti!

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

    Seleziona se sei un’azienda o un lavoratore, ti invieremo solo le notifiche che ti interessano.

    aziendalavoratore

    Success! Thanks for Your Request.
    Error! Please Try Again.
    Success! Thanks for Your Request.
    Error! Please Try Again.