Cos’è e come garantire in azienda il diritto alla disconnessione?

Cos'è e come garantire in azienda il diritto alla disconnessione?

Amato e odiato, lo smart working è senza alcuna ombra di dubbio uno degli argomenti più discussi degli ultimi due anni. Perché se da una parte ha facilitato il lavoro di molti, dall’altra ha abbattuto i confini tra sfera personale e lavorativa, con conseguenze non sempre piacevoli. 

Ecco che allora si è iniziato a parlare di diritto alla disconnessione, perché – e su questo siamo certi che la pensiate come noi – se un dipendente lavora da casa non significa che debba essere reperibile 24/7 per ogni esigenza. 

Ma come separare l’ambito lavorativo se il lavoratore non è in ufficio e non ha una porta da varcare, che sancisca l’inizio del suo tempo libero? Ve lo spieghiamo in questo articolo: parleremo di diritto di disconnessione, diritto alla reperibilità e del trattamento normativo delle questioni. Siete pronti? Tuffiamoci nell’argomento!

Cos’è il diritto alla disconnessione?

Partiamo con una definizione chiara e condivisibile: si tratta del diritto ad “astenersi dallo svolgere mansioni, attività e comunicazioni elettroniche lavorative, come telefonate, email e altri messaggi, al di fuori del loro orario di lavoro, compresi i periodi di riposo, i giorni festivi ufficiali e annuali, i congedi di maternità, paternità e parentali nonché altri tipi di congedo, senza conseguenze negative”. 

Tradotto e adattato al periodo che stiamo vivendo, intendiamo che al di fuori dell’orario lavorativo i datori di lavoro non devono avere la pretesa che i lavoratori siano reperibili e operativi, nel rispetto degli orari stabiliti dal contratto e dal CCNL di pertinenza. Ma delle interferenze tra lavoro e vita privata quando chi lavora è a casa, parleremo nel prossimo paragrafo!

Diritto alla disconnessione e smart working

“Tanto sei a casa, non è che potresti…?”, “Scusa so che sei off, ma visto che sei a casa…”, “Il tuo wi-fi funziona, no? Allora volevo chiederti di…”: questi sono solo alcuni esempi delle richieste che arrivano ai lavoratori in smart working; spesso pare che ogni scusa sia buona per trascurare un dato di fatto che dovrebbe essere invece molto importante: se l’orario di lavoro è finito, i dipendenti hanno diritto ad avere la propria vita, coltivare le proprie passioni, stare con la famiglia, ma anche solo stare sul divano a fissare il vuoto. 

E se tutti si affannano a ribadirlo, vuol dire che non è proprio chiaro a tutti. Con questo, non fingiamo che le emergenze non esistano: purtroppo esistono e vanno gestite, è capitato a tutti un piccolo imprevisto e la necessità di disturbare qualcuno fuori dall’orario di lavoro. Ma il punto è che deve trattarsi di un’eccezione, non di una regola. 

Un tema che continua a far discutere è propriamente legato alla natura dello smart working: questa modalità di lavoro è infatti caratterizzata dal poter organizzare la propria giornata di lavoro in modo autonomo e flessibili al di fuori dei locali aziendali, sempre in accordo con il datore di lavoro, ma disponendo di sufficiente autonomia (dubbi sulla differenza tra smart working e telelavoro? Abbiamo scritto un articolo ad hoc!). Come capire quindi quando il lavoratore in smart working è operativo? Il nostro consiglio è di confrontarsi con il lavoratore, sancendo insieme i limiti in cui non verrà disturbato.

Diritto alla disconnessione in Italia: a che punto siamo?

Ci risponde l’articolo 2 del Decreto Legge 30/2021: “I lavoratori hanno «il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati. L’esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi». 

Il legislatore ha inoltre precisato l’applicazione nel Decreto Legge 30/2021 ad ogni realtà aziendale, indipendentemente dalla mansione, dal settore produttivo o da qualsiasi altro fattore: in Italia si tratta di un diritto, dunque. Per chi ancora non ne fosse convinto, il binomio “diritto alla disconnessione smart working” ha decisamente ragione di esistere! Per quanto riguarda invece la pubblica amministrazione, gli interessati possono informarsi su Decreto Brunetta legge 104.

Come garantire il diritto alla disconnessione in azienda

Diritto alla disconnessione per bancari, social media manager, commerciali o qualsiasi altra professione venga svolta in azienda? La legge sul telelavoro e lavoro agile parla chiaro, e se questo non fosse sufficiente, ricordate l’obbligo di accordo individuale smart working (parliamo delle regole smart working 2022 in questo articolo!). Se ti stai chiedendo se lo smart working sia un diritto, ne parleremo prossimamente non appena verrà chiarito: ad oggi lo è per lavoratori fragili e persone con disabilità. 

Ecco qualche consiglio per garantire il diritto alla disconnessione in azienda: fuori dall’orario lavorativo, limita le comunicazioni (urgenti, ovviamente) alle email, non scrivere su Whatsapp né chiamare. Allo stesso modo, definisci con chiarezza la fascia di reperibilità dei lavoratori e raccogli – con la frequenza che ritieni opportuna – feedback sulla modalità di lavoro e la gestione del tempo. Ti ringrazieranno, ne siamo certi!

Il diritto alla disconnessione è fondamentale per garantire la produttiva e l’armonia nei team di lavoro. Se vuoi approfondire con noi l’argomento in questione, o parlare di altre esigenze della tua azienda, contattaci! I nostri servizi per le aziende sono estremamente personalizzabili, per rispondere alle più diverse richieste che le imprese ci pongono. Scoprili con noi!

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