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Proprio in occasione della Festa dei lavoratori – ovvero il 1 maggio – il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo Decreto Lavoro 2023, pubblicato appena qualche giorno dopo sulla Gazzetta Ufficiale. In questo articolo ci concentriamo su alcune delle novità presenti nel testo, che riguardano aziende, lavoratori e lavoratrici.
Un’attenzione in più alla sicurezza.
Il nuovo decreto prevede misure immediate per rafforzare le norme di sicurezza sul posto di lavoro e proteggere lavoratori e lavoratrici dai rischi annessi allo svolgimento delle proprie mansioni. In particolare, le nuove disposizioni mirano a potenziare soprattutto tre aspetti:
- Obbligo per i datori di lavoro di designare un medico competente;
- Estensione di alcune misure di tutela;
- Imposizione di obblighi di formazione specifica, con conseguenti sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme.
Inoltre, il decreto ha stanziato un fondo per le famiglie degli studenti rimasti vittime di incidenti durante le attività formative a seguito di infortuni avvenuti dopo il 1° gennaio 2018.
Fringe benefit e voucher lavoro: si innalza la soglia.
Anche i fringe benefit, ossia gli incentivi aziendali non soggetti a tassazione, sono stati oggetto di una nuova regolamentazione. In particolare, è stato previsto un aumento del limite di esenzione fiscale a 3000€ esclusivamente per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti con figli a carico. Questa novità, al momento, sarà da ritenersi valida solo per il 2023.
Per quanto riguarda i voucher, come già anticipato dalla legge di bilancio 2023, il nuovo decreto lavoro 2023 ha confermato l’aumento della soglia di utilizzo per le prestazioni occasionali da 10000€ a 15000€. Tuttavia, tale aumento si applica esclusivamente alle aziende che operano nei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti termali e dei parchi divertimento.
Il reddito di cittadinanza evolve: si chiamerà assegno di inclusione.
Se ne parlava da diverso tempo e con il decreto lavoro 2023 è diventato realtà: a partire dal 1 gennaio 2024, l’assegno di inclusione (ADI) andrà a sostituire il reddito di cittadinanza. Il nuovo sostegno finanziario avrà un importo di 480€ al mese, al quale potranno essere aggiunti 280€ per coloro che vivono in affitto. In particolare, l’assegno è rivolto alle famiglie al cui interno si trova almeno:
- una persona minorenne;
- una persona con più di 60 anni;
- una persona portatrice di disabilità;
- una persona titolare di invalidità civile.
Per poter accedere all’ADI sarà necessario avere un ISEE annuale non superiore a 9.360€ e soddisfare determinati requisiti di cittadinanza, reddito e patrimonio.
Un sostegno per incentivare l’assunzione di giovani NEET.
Al fine di promuovere l’occupazione giovanile, nel quadro del nuovo decreto sono stati previsti degli incentivi per le imprese che assumeranno giovani di età inferiore ai 30 anni tra il 1° giugno e il 31 dicembre. Affinché le aziende possano beneficiarne, i lavoratori e le lavoratrici che intendono assumere dovranno soddisfare i seguenti requisiti:
- Avere un’età inferiore ai 30 anni;
- Rientrare nella categoria dei NEET, ovvero persone non occupate né impegnate in programmi di studio o formazione;
- Essere iscritti al Programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani.
Le aziende che intendono usufruire di questi bonus devono presentare una domanda apposita tramite procedura online della piattaforma INPS.
Meno tasse per (quasi) tutti.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha confermato l’implementazione del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti con redditi medio-bassi. La misura, che entrerà in vigore il 1 luglio 2023 e sarà valida fino al 31 dicembre 2023, prevede una riduzione dei contributi del 6% per coloro che guadagnano meno di 35000€ lordi e del 7% per chi guadagna meno di 25000€ lordi. Questo al fine di garantire un aumento del reddito netto di circa 100€.
Cosa ne sarà dei contratti a termine?
Concludiamo questo contenuto con una novità che a noi, come agenzia per il lavoro, ci riguarda direttamente. Ovvero l’aggiornamento delle disposizioni per i contratti a termine che, a detta del Governo, contribuirà a garantire una maggiore flessibilità dello strumento. Soprattutto per quelle aziende che si trovano ad affrontare esigenze stagionali, sostituzioni, picchi di lavoro non previsti. Ma anche attività di sperimentazione e nuovi progetti a cui dedicarsi. Certo è che una forma di tutela è più che necessaria anche per i lavoratori e le lavoratrici, per questo l’intervento dell’esecutivo mira ad assicurare rapporti di lavoro più favorevoli e stabili.
Fatta questa premessa, secondo quanto stabilito dal decreto lavoro 2023 i contratti a tempo determinato potranno avere una durata maggiore di 12 mesi ma non eccedente ai 24 mesi e solo alle condizioni esplicitate nel testo, che riportiamo:
- nei casi previsti dai contratti collettivi;
- per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, individuate dalle parti, in caso di mancato esercizio da parte della contrattazione collettiva, e in ogni caso entro il termine del 30 aprile 2024*;
- per sostituire altri lavoratori e lavoratrici.
*Si ritiene che questo termine sia stato stabilito per consentire alla contrattazione collettiva di individuare le specifiche esigenze che giustifichino la continuazione del rapporto oltre i primi 12 mesi di acausalità.
La situazione diventa più complessa in presenza di contratti a termine attivati tramite agenzie per il lavoro, perché queste sono a tutti gli effetti responsabili in caso di irregolarità. Sarà quindi fondamentale – in caso di rinnovi – che le aziende utilizzatrici dichiarino in modo specifico la causale, una ratio che dovrà essere essere precisa, puntuale e verificabile.
In Jobtech continueremo a rimanere informati per attenerci ai cambiamenti del mercato del lavoro, soprattutto quelli previsti dal nuovo decreto lavoro 2023. Così riusciremo ad offrire ai nostri clienti il miglior supporto possibile, soprattutto per quanto riguarda la somministrazione di lavoro.
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