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Il 2021 ha l’aria di essere un anno bizzarro per il mercato del lavoro. Cosa intendiamo quando parliamo di nuovi contratti a termine? Quali lavoratori ne saranno interessati, e quali imprese dovranno adeguarsi? Queste e altre domande troveranno una risposta nell’articolo!
Una anticipazione, prima di addentrarci più a fondo nell’argomento: la proroga disposta verso i contratti a termine senza causale, è confermata – grazie alla Legge di Bilancio 2021 – anche per una parte del 2021.
Il disegno predisposto dalla Legge di Bilancio infatti prescrive la possibilità, per i datori di lavoro, di rinnovare o prorogare i contratti di lavoro a termine, anche in somministrazione, in assenza di una delle causali previste dal Decreto Dignità.
La proroga dei contratti a tempo determinato
Per un periodo che si concluderà il 31 marzo 2021 la proroga dei contratti a tempo determinato viene riconfermata: la data del 31 marzo è da tenere a mente, oltre che per i contratti a termine, anche perché fino a quella data possono essere utilizzate le 12 settimane di cassa integrazione ordinaria; il 31 marzo rappresenta anche il termine fissato per il blocco dei licenziamenti.
Permane l’obbligo per il datore di lavoro a effettuare le comunicazioni con il dipendente in materia di assunzioni, trasformazioni e formazione, e a garantire lo stesso trattamento che spetta ai lavoratori a tempo indeterminato.
Rinnovi e proroghe acausali
Il datore di lavoro sarà temporaneamente sospeso dagli obblighi di indicare, nel contratto di lavoro, una causale che giustifichi l’assunzione del lavoratore a termine (ricordiamo che l’articolo 1 del decreto legislativo n. 81/2015 stabilisce che “il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato costituisce la forma comune di rapporto di lavoro”, dunque tutte gli altri rapporti di lavoro sono da considerarsi anomali).
Le causali di cui parliamo sono:
- esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività;
- esigenze di sostituzione di altri lavoratori;
- esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.
Ma vale anche per il primo contratto determinato? No, in caso di primo rapporto lavorativo a termine, di durata superiore ai 12 mesi, il contratto dovrà comunque includere la motivazione per il quale l’azienda ha scelto questa tipologia di rapporto. La norma si applica solo in caso di rinnovo, dunque secondo o successivo, dunque di proroga, definita come continuazione del contratto stipulato tra le parti oltre la data inizialmente indicata come scadenza.
Le date dell’agevolazione
Tre sono le date importanti, riguardo ai nuovi contratti a termine. La prima è la legge di conversione del 15 agosto 2020, ovvero la data di avvio delle prescrizioni contenute nel decreto “Agosto”; la seconda è il 31 dicembre 2020, data in cui doveva terminare la possibilità di rinnovo, ora decaduta.
La terza, come abbiamo già detto, è il 31 marzo 2021 come termine della formalizzazione del contratto di lavoro, o dell’accordo di proroga per il quale la durata potrà dunque protrarsi oltre, restando il limite complessivo dei 24 mesi che include tutti i contratti a tempo determinato avvenuti tra il lavoratore e l’azienda.
La durata massima del contratto
I rapporti agevolati di cui si può beneficiare al momento hanno però una durata massima, ovvero 12 mesi. Si tratta di un limite complessivo, tra tutti i rapporto di lavoro stipulati tra la persona e l’impresa, che non potranno superare i 24 mesi.
E l’obbligo del c. d. “stop & go”, ovvero l’intervallo minimo tra un contratto di lavoro ed un altro? Le decisioni prese in materia di lavoro durante la crisi sanitaria permettono di non applicarlo. In caso di proseguo del rapporto, la proroga non andrà computata ai fini dell’applicazione della normativa di riferimento, che dispone un massimale di 4 proroghe.
Per quanto riguarda i lavoratori stagionali, l’ispettorato del lavoro ha conferito massima autorità ai CCNL: l’ambito di applicazione alla stagionalità delle deroghe ai contratti a termine e a tutte le limitazioni previste e inerenti è dunque definito in autonomia dalla contrattazione collettiva.
Alle aziende rimangono meno di due settimane per sfruttare queste agevolazioni senza dover applicare le causali del Decreto Dignità; i lavoratori a tempo determinato sono stati tra le categorie più vessate dalla crisi sanitaria, e queste disposizioni mirano a frenare i danni causati dalla pandemia.
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