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Può accadere che un datore di lavoro desideri – o abbia la necessità – di integrare il proprio organico con nuove figure, nuove visioni, e circondarsi di collaboratori validi e specializzati. Tale esigenza può scontrarsi con le esigenze di budget, e si domandi, prima di iniziare il processo di selezione: “Quale contratto di lavoro costa meno al datore?”.
Il nostro ipotetico e virtuoso datore di lavoro non troverà però un’unica risposta alla sua domanda, perché i fattori in gioco sono molteplici. Ad ogni modo, nel 2021 le possibilità per assumere personale a costo ridotto esistono, basta solo saperle sfruttare! Proprio questo sarà l’argomento del nostro articolo, quindi continuate a leggerci!
Come orientarsi nella scelta del contratto più economico
Purtroppo non esiste un contratto di lavoro che abbia tutti i requisiti per rientrare nella definizione di “contratto in assoluto più conveniente rispetto agli altri”. Il datore di lavoro, per scegliere il contratto, dovrà considerare alcuni parametri incisivi: tra essi, nel caso del contratto a tempo indeterminato, sono la retribuzione mensile, i contributi, il TFR, le maggiorazioni e oneri.
Addentriamoci meglio nel contratto subordinato: il lavoratore assunto ha diritto a percepire una retribuzione mensile, e – all’atto di cessazione del rapporto – il TFR. Oltre a queste voci, occorre considerare i contributi dovuti all’INPS, i premi INAIL, l’incidenza dell’Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), e altri elementi, specifici delle attività o del CCNL.
Quello che possiamo affermare, è che assumere un dipendente con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato costa di più. In questo caso, infatti, il datore di lavoro non può dedurre il costo del lavoro dalla base imponibile dell’IRAP. L’aliquota non è fissa, ma varia tra il 4 e il 5%.
Contratto a chiamata: di cosa si tratta?
Ma tra le possibilità che abbiamo elencato, ne esiste una terza, utile per il datore di lavoro interessato a come ridurre il costo del lavoro. Si tratta del lavoro intermittente, detto anche “a chiamata”: può riguardare lavoratori con età inferiore ai 24 anni o superiore ai 55, o mansioni specifiche ove tale tipologia contrattuale sia ammessa dal CCNL.
Quali sono i lavori più idonei a tale contratto? Centralinisti, lavoratori dello spettacolo, receptionist e guardiani notturni. Sono le tipologie di contratti a chiamata e a tempo determinato:
- Con disponibilità: la retribuzione sarà corrisposta in indennità di disponibilità, da erogare in base alle ore impiegate durante l’arco del mese. Il CCNL sottoscrive un minimo imprescindibile;
- Senza disponibilità:il lavoratore non è obbligato a rispondere al datore e quindi rinuncia all’indennità di disponibilità che maturerebbe.
Il datore di lavoro può attivare uno o più contratti di prestazione occasionale, fino al raggiungimento della soglia complessiva di 5000 euro. Al compenso spettante al lavoratore occasionale si applicano alcuni oneri a carico dell’utilizzatore: contribuzione alla gestione Separata, nella misura del 33%; l’assicurazione Inail, nella misura del 3,5%, gli oneri di gestione Inps, nella misura dell’1%.
Alcuni incentivi per le assunzioni
Ma in questa giungla di numeri e percentuali, ci sono alcune buone notizie, provenienti dal Governo. Stiamo parlando proprio della Legge di Bilancio 2021, che contengono interessanti incentivi alle assunzioni decisamente utili da conoscere. Non si tratta propriamente di “idee e soluzioni per ridurre il costo dei dipendenti”, ma di sgravi da sfruttare per integrare il proprio organico beneficiando di qualche riduzione:
- Per i giovani: chi assume un giovane con contratto a tempo indeterminato entro il 36esimo anno di età può beneficiare di un esonero dal versamento dei contributi del 100%, nel limite di 6000 euro annui. Condizione per beneficiare di questi sgravi è che il non siano già stati occupati a tempo indeterminato con lo stesso o con altro datore di lavoro.
- Per le donne: si applica un esonero dal versamento dei contributi a carico del datore di lavoro del 100%, nel limite di 6000 euro. I requisiti delle lavoratrici sono la disoccupazione da oltre 12 mesi e un’età di almeno 50 anni, l’impiego in un settore caratterizzato da disparità di genere, e la disoccupazione da almeno 6 mesi coniugata alla residenza in Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.
Ovviamente, il testo in Gazzetta Ufficiale è molto più complicato di così! Quello che appare è però la ferma volontà del Governo di disincentivare la disoccupazione, fornendo input economici ai datori di lavoro, per indirizzarli verso i contratti a tempo indeterminato.
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