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Ci sono dipendenti in smart working da Febbraio 2020, mai rientrati in ufficio; ce ne sono altri che non hanno mai potuto usufruire del lavoro agile, anche quando sarebbe stato necessario. Ci sono lavoratori che stanno esplorando modalità di lavoro miste, alternando giornate in presenza al lavoro da casa.
Una cosa è certa: la pandemia ha mostrato agli italiani che lavorare da casa è possibile. Uffici casalinghi, Wi-Fi troppo deboli, difficoltà di comunicazione: a tutto si è cercato di trovare una soluzione, troppo spesso liquidando il problema come “situazione momentanea”.
L’ambito delle risorse umane è sempre stato interessato dal cambiamento, ma mai come nel 2020. Ecco perché ci siamo domandati quali criteri sarebbero emersi, e come le richieste dei mondo del lavoro si sarebbero modificate nel periodo – non ancora concluso – della pandemia.
Le soft skill dello smart working.
A rispondere in modo puntuale a questi interrogativi, è stato Demetrio Macheda, con la pubblicazione di “La valutazione agile. Le soft skills dello smart working” a settembre del 2020. Dopo un’analisi accorta dei modelli di employer branding e talent management Macheda, accademico ed esperto della correlazione tra neuroscienze e risorse umane, ha presentato quelle che nella sua opinione sono le competenze trasversali che hanno mostrato una particolare attinenza con il lavoro agile:
- Agility
- Autonomia
- Affidabilità
- Responsabilità
- Trasparenza
- Resilienza
- Cambiamento
- Gestione dello stress
- Motivazione
L’obiettivo di questo studio non è incentivare l’assunzione delle persone che indicheranno nel proprio curriculum di possedere queste caratteristiche, ma far emergere la compatibilità tra alcune competenze trasversali e lavoro da casa. La definizione di queste competenze non conduce solo verso criteri di valutazione più fluidi, ma anche alla definizione più agile della stessa impresa.
Quello che Macheda evidenzia, inoltre, è che per valutare le performance degli home worker è indispensabile confrontare i dati raccolti con quelli dei lavoratori in sede: solo così sarà possibile stabilire dei criteri, e adattare le proprie policy aziendali alle nuove esigenze di tutti i lavoratori.
Soft skill: un patrimonio da valorizzare.
La riflessione di Demetrio Macheda sulle softs skill del lavoro agile ha però stimolato ulteriori considerazioni, tra cui “Ha ancora senso parlare di soft skill da avere?”. Non è raro, navigando nel web, imbattersi in articoli che indicano quali siano le competenze trasversali più richieste nel mercato del lavoro e i pregi e i difetti standardizzati da segnalare durante i colloqui.
Le soft skill, di cui tutti parlano, sono anche le più difficili da valutare, e per loro natura tendono a modificarsi nel tempo. Ecco perché vorremmo che si iniziasse a parlare di soft skill specifiche delle persone, e non delle posizioni lavorative; il match perfetto tra candidato e azienda passa dalle competenze trasversali, perché le abilità tecniche possono essere soggette a obsolescenza, mentre quelle comportamentali si accentuano, ma non svaniscono.
Con l’avvento della pandemia, il discorso sulle soft skill sembra essersi acceso in modo particolare; questo perché in un contesto lavorativo non emergenziale, tendevano a emergere di meno. Dovendosi interfacciare con dipendenti e collaboratori a casa, un team leader noterà maggiormente la gestione dello stress e l’attitudine al cambiamento delle persone con cui lavora.
Le soft skill sono sempre state fondamentali.
A fronte di queste considerazioni, possiamo affermare che le soft skill – o meglio, la loro valorizzazione e tutti quei processi di talent management e employer branding volti a svilupparle e premianti per il dipendente – sono sempre stati necessari, anche prima della pandemia.
Un approccio più consapevole alla specificità della persona, al sua vissuto e alle naturali inclinazioni è la chiave del successo dell’azienda, ora più che mai. Ed è allo stesso modo importante, mentre si discute di Diritto alla Disconnessione, che la flessibilità non venga scambiata per reperibilità 24/7.
Jobtech ha puntato sulla peculiarità di ogni percorso lavorativo dalla sua fondazione, tramite i verticali di proprietà e il soft skill assessment. Ogni persona è unica e possiede competenze trasversali, il nostro obiettivo è valorizzarle.
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