Job Hopping: cos’è e come evitarlo in azienda?

Job hopping

“Lascio il lavoro e cambio vita!”

Chi non ha mai sentito pronunciare – almeno una volta nella vita – questa affermazione? Da un amico, un parente, un collega… E perché no, a qualcuno sarà persino capitato di affrontare l’argomento in un dialogo con se stessi, magari durante un periodo di profonda insoddisfazione! E mentre c’è chi decide di lasciare la propria stabilità per partire verso una nuova meta inesplorata, qualcun altro “salta” da un impiego all’altro alla ricerca della condizione lavorativa perfetta. “Almeno ogni due anni”, così si dice in giro.

Quella che per molti resta un’idea folle e irrealizzabile – cioè la possibilità di cambiare frequentemente impiego – è in realtà un fenomeno molto comune che prende il nome di “Job Hopping”. Affronteremo in questo articolo i principali motivi che spingono i lavoratori a praticarlo, per poi direzionare il tiro verso le sfide che le aziende devono affrontare per evitare di trovarsi senza valide risorse umane!

Job Hopping: di cosa si tratta?

Job Hopping, nella sua traduzione dall’inglese all’italiano, significa letteralmente “saltare da un lavoro all’altro”. Si tratta di un fenomeno il cui termine è stato coniato negli Stati Uniti, ma è oramai sempre più frequente anche in Italia e nel resto del Mondo. Protagonisti del Job Hopping sono prevalentemente gli individui di età compresa tra i 27 e i 41 anni – i cosiddetti Millennial – che di fatto corrispondono alla principale forza lavoro a livello globale


Simbolo di una rivoluzione culturale che spinge a riflettere su quanto sia profondamente mutato il mondo del lavoro, il concetto di Job Hopping ha una diretta associazione con quello di turnover aziendale, ovvero il flusso di nuovi ingressi e uscite interne all’azienda. Ma cosa giustifica la tendenza dei Job Hopper a cambiare spesso lavoro? È solo il mercato ad essere cambiato, oppure gli stessi lavoratori?

Quali sono le cause che spingono al Job Hopping?

“Perché cambiare lavoro, se tutto sommato posso ritenermi soddisfatto?” Se un Job Hopper avesse un’affermazione-tipo, di certo non sarebbe questa! Ma oltre la mera soddisfazione – che è comunque altamente soggettiva e può dipendere da tantissime variabili – alla base del fenomeno del Job Hopping c’è una profonda consapevolezza delle proprie competenze personali e professionali, che porta il singolo a pensare di essere molto ricercato dalle aziende che – proprio per questo motivo – spingeranno moltissimo per averlo in squadra. 

Anche il fattore economico non è certo indifferente per un Job Hopper: scegliere di cambiare lavoro per guadagnare di più permette non solo di ottenere retribuzioni sempre più alte, ma anche di veder incrementare di volta in volta il proprio potere contrattuale nel mercato del lavoro. Questo soprattutto perché il suo CV – a lungo andare – sarà davvero ricco!

Infine – a nostro avviso – crediamo che ci sia sempre più una maggiore necessità di vivere nuove esperienze. Professionali, ma anche di vita. Come ad esempio trasferirsi da un posto all’altro,conoscere nuove persone, arricchirsi delle più varie culture, imparare nuove lingue… Il tutto mentre si è alla ricerca di una prossima opportunità lavorativa che – chissà – un giorno potrebbe poi rivelarsi quella giusta!

Vantaggi e svantaggi del Job Hopping per i lavoratori

Abbiamo esplorato i motivi per cui un Job Hopper si sente quasi legittimato ad abbandonare la “nave”, e tutto sommato ci sembrano abbastanza plausibili. Pensiamo sia giusto – tuttavia – evidenziare quelli che secondo la nostra opinione possiamo riassumere come i pro e contro del Job Hopping. A favore della pratica, sicuramente possiamo citare:

  • Arricchimento costante del proprio bagaglio di competenze;
  • Potenziamento di alcune soft skills, come ad esempio l’adattamento;
  • Maggiori possibilità di veder aumentare il proprio guadagno.

Al contrario, l’arma a doppio taglio del Job Hopping prevede:

  • Poca specializzazione in un solo settore;
  • Mancanza di stabilità e di senso di appartenenza;
  • Perdita di fiducia delle aziende che devono considerare questa tendenza.

Vogliamo soffermarci proprio su quest’ultimo aspetto, perché se si tratta del rapporto tra imprese e risorse umane la questione merita di essere da noi approfondita!

La sfida delle aziende: attraction e retention di talenti

In qualità di esperti del settore HR sappiamo bene quanto spesso sia davvero difficile trovare valide risorse, soprattutto per alcuni mercati molto specifici. 

Se da una parte ci dedichiamo alle necessità delle aziende a cui offriamo i nostri servizi, dall’altra riteniamo che sia giusto continuare a valorizzare i lavoratori. 

Anche perché sicuramente – per chi fa del Job Hopping uno stile di vita – potrebbe giocare un ruolo importante anche la mancanza di stimoli e di certezze a proposito di crescita professionale. Per questo motivo siamo convinti che ogni azienda debba mettere i propri collaboratori al centro, focalizzandosi sui percorsi individuali quanto sul loro benessere e sul garantire un’esperienza di qualità. Anche a partire dal processo di onboarding aziendale, ad esempio! Non che questo possa definitivamente impedire al lavoratore di compiere le sue scelte, ma siamo convinti che possa rivelarsi la soluzione più efficace per entrambe le parti coinvolte.

Se sei un datore di lavoro e stai cercando soluzioni per il tuo business a partire dal capitale umano, contattaci: discuteremo insieme delle proposte personalizzate che possiamo offrirti – costruendole sulla base delle delle tue necessità – come ad esempio la ricerca e selezione, la somministrazione di lavoro e lo staff leasing!

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