Osservatorio sul lavoro: 1°Semestre 2021
Indice dei contenuti
Executive Summary
I primi sei mesi del 2021, alle prese con aperture, chiusure, coprifuoco, restrizioni e certificazione verde sotto la lente d’ingrandimento di Jobtech. Un’analisi realizzata per indagare dinamiche e tendenze del mondo del lavoro, definire l’identikit dei jobseeker e delineare le peculiarità regionali in merito a domanda e offerta di lavoro. L’Osservatorio di Jobtech rivela i settori in forte ripresa, mediante il dato della domanda di lavoro da parte delle imprese, e quelli maggiormente in sofferenza, dove l’offerta supera la domanda. Dall’analisi si è potuto ricavare anche il tasso di competizione sui singoli annunci, fare il punto sui giovani in ricerca attiva di lavoro e scoprire quali siano le regioni dove la popolazione cerca maggiormente un impiego.
Campione esaminato
Per realizzare lo studio sono stati analizzati i dati relativi a 60.000 utenti in ricerca attiva sui portali di Jobtech e sulle principali piattaforme esterne di ricerca lavoro. Il periodo considerato è quello compreso tra gennaio e giugno 2021.
Cosa è emerso
Il numero di donne in ricerca attiva di lavoro è superiore a quello degli uomini: il 58% degli utenti che rientrano nell’indagine è di sesso femminile.
I Millennial sono la generazione maggiormente impegnata nella ricerca di un impiego, seguita da Generazione Z e Generazione X.
La maggior parte dei jobseeker presenta come titolo di studio più alto il diploma di maturità, seguito dalla licenza media e laurea triennale.
La regione dove si è cercato maggiormente lavoro in rapporto alla popolazione sul territorio nazionale è l’Emilia Romagna, mentre la Lombardia è quella dove si è riscontrato il numero più alto di offerte di lavoro online. La regione con il livello di competizione medio più alto per un annuncio è stata la Calabria.
Sofferenza di alcuni settori, in particolare quello del retail dove c’è stato un significativo calo della domanda di lavoro. Da segnalare invece la crescita di altri comparti, che possono garantire impieghi più rapidi grazie ad una minor disponibilità di manodopera sul mercato e quindi una minor competizione, come ad esempio il settore della logistica e dei call-center.
Il quadro emerso nel primo semestre dell’anno - dichiarano i founder di Jobtech - è sintomatico di una situazione complessa, in cui le difficoltà macroeconomiche rendono meno appetibile l’idea di cambiare lavoro, a discapito del dinamismo del mercato occupazionale. Ci aspettiamo un trend simile anche nel secondo semestre dell’anno: aumenteranno ancora le opportunità di lavoro, perché le aziende che vorranno riprendere appieno le attività avranno bisogno di nuova forza lavoro, ma la domanda si contrarrà ulteriormente, in parte perché assorbita dalle assunzioni e in parte per una generale diffidenza verso il futuro.
Da gennaio a giugno 2021: l’Italia alle prese con aperture, chiusure, coprifuoco e certificazione verde
I primi sei mesi del 2021 hanno visto l’Italia combattere contro la seconda e la terza ondata della pandemia da covid-19: chiusure, riaperture e limitazioni hanno condizionato moltissime attività commerciali ed erogatrici di servizi.
Da gennaio a giugno 2021 abbiamo visto l’Italia suddivisa in fasce di rischio, sulla base dell’Rt (indice di contagio), accompagnata dal coprifuoco alle 22. L’apparente miglioramento dei dati riscontrato a gennaio ha permesso ad alcune regioni di entrare in “zona bianca”, lasciandosi alle spalle molte restrizioni che hanno caratterizzato i mesi precedenti.
A marzo il numero dei contagiati torna a crescere e vengono introdotte nuove limitazioni nella vendita al dettaglio, nella ristorazione, nei servizi e nelle attività culturali. Il 12 marzo viene adottato il piano di distribuzione dei vaccini su scala nazionale e la campagna vaccinale può partire.
Dal 26 aprile - sempre limitatamente alle zone a basso rischio - bar e ristoranti ripartono: la consumazione è però permessa solo al tavolo e all’aperto. Lo stesso giorno segna una data importante per i lavoratori dello spettacolo, vengono nuovamente consentiti gli spettacoli aperti al pubblico, con distanziamento e posti a sedere pre-assegnati.
Dal 22 maggio, anche chi è coinvolto nelle attività dei mercati e dei parchi e centri commerciali può tirare un sospiro di sollievo, perché l’attività può essere svolta anche nei giorni festivi e prefestivi.
Arriviamo all’ultimo di questi primi sei mesi del 2021: il primo di giugno, in zona gialla, le attività ristorative ottengono il permesso di somministrazione di cibi e bevande anche al chiuso. La capienza rimane soggetta a limiti, ma il settore inizia la ripartenza!
La campagna vaccinale continua e il 17 giugno è arrivata la firma di Mario Draghi per la certificazione verde. Entra ufficialmente in vigore il 6 agosto 2021: viene richiesta per usufruire di servizi ristorativi al chiuso, spettacoli, musei, piscine, sagre, eventi, congressi, centri culturali e termali.
Questi sono gli eventi che hanno interessato i primi sei mesi del 2021; da gennaio partito con il coprifuoco per arrivare a giugno con la certificazione verde e un significativo allentamento delle restrizioni. Ma quali sono state le conseguenze di questi avvenimenti, nel mercato del lavoro? Come hanno reagito domanda e offerta?
L’Osservatorio sul lavoro in somministrazione di Jobtech: fatti e numeri del mondo lavorativo nel primo semestre del 2021
Jobtech, agenzia per il lavoro 100% digitale nata con l’obiettivo di rivoluzionare il mercato del lavoro tramite tecnologia proprietaria e portali verticali su ruoli e settore specifici, ha realizzato un Osservatorio sul mercato del lavoro in somministrazione, prendendo in esame i primi sei mesi del 2021.
L’incontro tra domanda e offerta di lavoro con Jobtech avviene attraverso i portali: Camerieri.it, Magazzinieri.it, Commesse.it, Contabili.it, Callcenter.it, Receptionist.it e Lavoro.Jobtech.it. Ognuno di essi raccoglie candidature pertinenti ad un ambito diverso: Ho.Re.Ca., logistica, retail, contabilità, studi professionali, telecomunicazioni, business e IT.
L’obiettivo dell’Osservatorio è quello di fare il punto sulle nuove dinamiche che hanno interessato la domanda e l’offerta di lavoro, limitatamente alla ricerca online. Allo stesso modo, intende indagare se, dopo il periodo di sofferenza che ha coinvolto moltissime categorie impiegatizie (ma non solo) nel 2020, il 2021 avesse invece permesso a chi intendeva ricollocarsi nel mercato lavorativo, di ottenere una nuova occupazione.
Chi ha cercato lavoro tra gennaio e giugno 2021? L’identikit del job seeker
Il campione preso in esame coinvolge 60.000 utenti in ricerca attiva di un impiego. La ripartizione di questo database sulla base del genere di appartenenza vede una presenza femminile del 58%, mentre quella maschile si assesta al 42%.
Quasi la metà delle persone che hanno ricercato attivamente un impiego tra gennaio e giugno 2021 appartiene alla generazione dei Millennial (che include i nati tra il 1981 e il 1995) con una percentuale del 46% sul numero totale. A seguire, i più attivi appartengono alla Generazione Z (ovvero, i nati a partire dal 1996) nella percentuale del 28% e alla Generazione X (coloro che vedono il proprio anno di nascita compreso tra il 1965 e il 1980), con il 22%. I Baby Boomer rientrano nell’analisi, seppur con una percentuale inferiore: i nati dal 1950 al 1965 che hanno ricercato lavoro tra gennaio e giugno 2021 sono solo il 4% del totale.
A concorrere alla formazione dell’identikit del jobseeker è anche il grado di istruzione: il dato per gli uomini alla ricerca di lavoro mostra che la maggior parte, il 58,5%, presenta come titolo di studio più alto il diploma di maturità. Nel campione di esaminati, l’8,5% è in possesso di laurea triennale, mentre il 7,6% di laurea specialistica.
La situazione femminile mostra un livello di istruzione mediamente più alto: il 63,5% delle donne considerate ha come titolo più elevato il diploma di maturità, mentre il 12,4% ha la laurea triennale, contro il 10% di laureate magistrali. Sia nel caso maschile come in quello femminile, i job seeker in possesso solo di licenza elementare sono un numero inferiore all’1%; per quanto riguarda la licenzia media le differenze sono più marcate (24,5% degli uomini e 13,7% delle donne). Infine le persone in possesso di un dottorato di ricerca sono - in entrambi i casi - lo 0,2%.
Dispersione geografica, competizione e differenze regionali
I job seeker in ricerca attiva hanno consentito di tracciare un quadro anche geografico delle regioni dove si è concentrata la ricerca di lavoro nei primi sei mesi del 2021: è stato analizzato il numero di utenti in cerca di lavoro per regione rapportato alla popolazione della regione stessa.
A primeggiare sono state le regioni del nord, in particolare con Emilia Romagna e Lombardia ad occupare rispettivamente la prima e la seconda posizione. Come si può evincere dal grafico sottostante, dalla 3° alla 6° posizione troviamo tutte regioni del nord. La settima posizione è occupata dalla Toscana, con una percentuale del 7,7%. Seguono Liguria (7,1%), Lazio (6,8%), Marche (6,6%), Umbria (6,5%), Abruzzo (6,4%), Trentino-Alto Adige (6,3%), Molise (4,2%), Sardegna (4,1%), Puglia (3,6%) e Basilicata (3,4%). Le ultime posizioni sono occupate da Campania (3,4%), Sicilia (2,8%), Calabria (2,3%).
Se questi numeri mostrano dove si è cercato maggiormente un impiego, è stato analizzato anche il dato relativo a dove invece si è concentrata la domanda di lavoro nella Penisola; i numeri inerenti all’offerta di lavoro mostrano poco scarto tra loro, mentre in questo caso lo spaccato restituito dai dati appare diverso. La regione dove si sono concentrati gli annunci è la Lombardia, dove abbiamo riscontrato quasi un terzo delle posizioni lavorative aperte nel primo semestre 2021, il 31,3% rispetto al totale. Come emerge dal grafico, dalla 2° alla 6° posizione riscontriamo regioni del nord, con le eccezioni del Lazio e della Toscana. In settima posizione, il Friuli-Venezia Giulia (3,7%), seguito da Campania (2,8%), Marche (2%), Liguria (1,9%), Puglia (1,9%), Trentino-Alto Adige (1,6%), Sicilia (1,3%), Abruzzo (1,3%), Umbria (0,9%), Sardegna (0,7%), Calabria (0,5%). Il dato delle ultime tre posizioni, ovvero Basilicata (0,2%), Molise (0,1%) e Valle d'Aosta (0,1%) si spiega anche rapportandolo alla scarsa densità di popolazione che interessa questi territori.
Si è poi analizzato il livello di competizione di job seeker per singolo annuncio: un dato ottenuto rapportando il numero di utenti in cerca di lavoro con il numero di offerte di lavoro online. Il numero più alto (25-35 utenti per annuncio) viene riscontrato nelle regioni del sud e delle isole, in particolare Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia. Sul podio delle 3 regioni dove c'è stata meno competizione su una singola offerta di lavoro - e quindi più chance di assunzione - troviamo Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, giustificato anche dal significativo numero di offerte di lavoro presenti in questi territori rispetto alla popolazione.
In quali settori si è notato uno sbilanciamento tra domanda e offerta di lavoro? Il caso che si distingue in negativo è senza dubbio quello del retail, settore particolarmente colpito dalle chiusure regionali del semestre: il numero di job seeker è stato significativamente superiore a quello delle offerte. Da segnalare in negativo il mondo delle professioni legate a reception e accoglienza, influenzato dalla contrazione dei viaggi di lavoro e del turismo. Bene invece la logistica, le professioni legate al call center e alle telecomunicazioni e quelle inerenti a contabilità e studi professionali dove il divario tra domanda e offerta è più piccolo con conseguenti maggiori possibilità di collocamento.
Infine un caso particolare da segnalare è quello verificatosi nell’Ho.Re.Ca., in assoluta ripresa post-lockdown e che ha registrato nel primo semestre dell’anno dei veri e propri sbalzi nel rapporto tra domanda e offerta di lavoro.
Considerazioni conclusive
L’Osservatorio sul mercato del lavoro in somministrazione, confrontando i dati di giugno con quelli di gennaio, ha mostrato come preliminare dato rilevante una crescita nel primo semestre del numero di annunci di lavoro presenti online (+62%) in concomitanza della riduzione delle restrizioni e delle conseguenti riaperture di alcune tipologie di attività commerciali. La domanda di lavoro è cresciuta mese su mese, segnando la maggior crescita percentuale tra giugno e gennaio in Valle D’Aosta (+123%), Sicilia (+98%) e Sardegna (+91%), regioni particolarmente legate al turismo. Mentre la domanda di lavoro cresceva, si è evidenziata una contrazione nel numero di persone in ricerca attiva (-9,6%) dettato anche dalla crescita dei contratti di lavoro temporaneo (+8,3% nel secondo trimestre del 2021, fonte Inps). In questo caso la maggior contrazione si è registrata in Abruzzo (-20%), Piemonte (-18,5%) e Umbria (-18,2%). Il numero degli annunci aumenta, ma sono i candidati a diminuire.
Un ulteriore fattore di interesse, non inaspettato, è il numero di donne in ricerca attiva di un impiego: nel primo semestre dell’anno sono state il 58% del totale. Tra le varie spiegazioni che si possono avanzare, il fatto che fossero impegnate nei settori maggiormente penalizzati, come l’Ho.Re.Ca., il retail e i servizi, cui si aggiunge la difficoltà posta dalle chiusure delle scuole e dalla mancanza di supporto per la gestione familiare.
E’ noto come la ricerca di lavoro lungo il territorio nazionale debba fare i conti con una lunga serie di fattori, che comprendono i tassi di disoccupazione, le opportunità lavorative, le percentuali di inattività (i NEET, Not in Education, Employment or Training si collocano in misura maggiore nel Sud Italia). Un aspetto forse “nuovo” registrato nel primo semestre 2021 è quello legato al cambio di settore. Si tratta dei lavoratori che a causa delle restrizioni specifiche per alcuni comparti produttivi hanno abbandonato il settore lavorativo di appartenenza, ricercando impieghi ritenuti più “sicuri”.
Vedendo i primi dati di luglio e agosto è giusto aspettarsi nel secondo semestre del 2021 un aumento delle opportunità lavorative e delle posizioni aperte, in moltissimi settori interessati dalla ripartenza. Un potenziale ostacolo si configura nella minore appetibilità dell’idea di cambiare lavoro, nello scetticismo diffuso e nel timore di impiegarsi in un settore suscettibile a chiusure.