Proposta di legge settimana corta: ce n’è più di una.

In Italia, una proposta bipartisan al vaglio del Parlamento dal 4 aprile 2024 mira a introdurre la settimana lavorativa corta. L’obiettivo? Ridurre le ore settimanali da 36-40 a 34 o 32.

Si tratta di un’iniziativa ispirata all’esempio del Regno Unito e di altri Paesi europei (che su questo fronte sono ben più avanti) volta a migliorare il benessere dei lavoratori e la produttività aziendale, specialmente in settori specifici.

Quali sono le argomentazioni presentate alla Camera e come potrebbero rivoluzionare le modalità lavorative a cui siamo ormai abituati? Ne parliamo in questo articolo.

Quando si è iniziato a parlare di settimana corta?

Non da poco, in realtà: le conversazioni sulla possibilità di una settimana lavorativa di quattro giorni sono aumentate significativamente negli ultimi due anni, in risposta ai cambiamenti nel panorama lavorativo e alla crescente consapevolezza del benessere dei dipendenti

Con l’avvento della tecnologia e la diffusione del lavoro remoto, le tradizionali nozioni di tempo e spazio nel mondo lavoro sono state messe in discussione. La pandemia ha sicuramente accelerato questa tendenza, portando molte aziende a riconsiderare le modalità tradizionali di organizzazione del lavoro. Durante il lockdown, molte persone hanno potuto toccare con mano i benefici di una maggiore flessibilità, (grazie soprattutto allo smart working) apprezzando la possibilità di avere più tempo libero per dedicarsi alla famiglia, al relax o ai propri interessi personali. 

Oltre alla crescente domanda dei dipendenti in cerca di un autentico work life balance, alcune evidenze suggerirebbero che la settimana lavorativa corta possa portare a una maggiore produttività. Studi recenti hanno dimostrato che i dipendenti sono in grado di concentrarsi e lavorare in modo più efficiente in un periodo di tempo più limitato, riducendo il tempo perso per riunioni improduttive o interruzioni costanti.

Le proposte di legge all’attenzione del Parlamento. 

Proprio nel mese di aprile la procedura per lo smart working semplificato – che ricordiamo essere stata implementata durante l’emergenza Covid e poi mantenuta valida per specifiche categorie di lavoratori e lavoratrici – , è giunta al termine. Mentre sull’argomento rimane ancora la possibilità di stipulare accordi individuali tra datore di lavoro e dipendente, in Parlamento stanno avanzando le proposte di alcuni partiti a proposito di settimana corta. Vediamo quali:

  • La proposta di Alleanza Verdi e Sinistra, guidata e firmata da Nicola Fratoianni, vuole ridurre l’orario settimanale di lavoro a 34 ore mantenendo la stessa retribuzione, con l’istituzione di un fondo per incentivare i datori di lavoro che adottano una riduzione dell’orario settimanale di almeno il 10%;
  • La proposta del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte primo firmatario, si concentra su una settimana lavorativa ridotta a 32 ore. La proposta prevede che sindacati e datori di lavoro possano stipulare contratti specifici per ridurre l’orario di lavoro, anche in questo caso mantenendo la stessa retribuzione;
  • La proposta del Partito Democratico, con Arturo Scotto come primo firmatario e Elly Schlein come co-firmataria, che mira a definire nuovi modelli organizzativi e produttivi basati sulla riduzione dell’orario di lavoro, incluso il ricorso alla formula dei quattro giorni lavorativi settimanali.

Settimana lavorativa 4 giorni: può funzionare per tutte le aziende?

Una domanda che sorge spontanea, se una settimana lavorativa 4 giorni sia fattibile nel nostro Paese e se possa essere adatta a tutte le tipologie di aziende. La risposta è “sì”, ma con alcune considerazioni, che illustriamo di seguito:

La settimana corta è possibile quando:

  • Le aziende sono abituate a lavorare per obiettivi. Realtà imprenditoriali che hanno compiti facilmente suddivisibili o progetti con scadenze flessibili potrebbero adattarsi facilmente a una settimana lavorativa di quattro giorni. Ad esempio, aziende che operano nel settore tecnologico o della consulenza potrebbero beneficiare di una maggiore concentrazione del lavoro in meno giorni;
  • C’è già stata un’esperienza positiva con il lavoro flessibile. Aziende che hanno già sperimentato modelli di lavoro flessibili, come lo smart working, potrebbero essere ben predisposte ad adottare una settimana lavorativa di quattro giorni. Trattasi di aziende che si distinguono per una cultura aziendale aperta al cambiamento e ai nuovi approcci al lavoro, quindi potrebbero essere meno “resistenti”.

La settimana corta non è molto possibile quando:

  • Le aziende si occupano di attività ad alta intensità. Realtà che operano in settori ad alta intensità, come la sanità o la produzione, potrebbero trovare particolarmente complesso adattarsi a una settimana lavorativa più breve. In queste industrie, dove i servizi devono essere forniti senza interruzioni, potrebbe essere complicato ridurre il numero di giorni lavorativi senza compromettere la qualità del servizio;
  • Le aziende operano in settori con orari fissi e rigidi. Le attività del commercio al dettaglio o l’ospitalità potrebbero non adattarsi facilmente a una settimana lavorativa più breve. In questi casi, dove i servizi devono essere disponibili per un numero specifico di ore ogni giorno, potrebbe essere complicato implementare una settimana lavorativa più breve senza compromettere la copertura del personale.

Quel che è certo è che già diverse aziende in Italia hanno sperimentato modelli di lavoro flessibili e hanno scoperto che i dipendenti possono essere altrettanto – se non di più – produttivi in un periodo di tempo più concentrato. Inoltre, con i continui sviluppi tecnologici, le barriere alla riduzione dei giorni lavorativi sono meno significative di quanto potrebbe sembrare.

Esempi di aziende italiane che hanno già testato il modello.

In questi giorni si sta parlando parecchio di una proposta di legge settimana corta, e le argomentazioni portate in Parlamento ne sono una dimostrazione. Eppure alcune aziende italiane avevano già iniziato a sperimentare la settimana lavorativa di 4 giorni, come ad esempio:

  1. Intesa Sanpaolo nel 2023 aveva introdotto la possibilità di adottare, su base volontaria, una settimana lavorativa ridotta composta da 9 ore di lavoro al giorno, allo stesso livello di retribuzione;
  2. Lamborghini l’anno scorso ha raggiunto un accordo con i sindacati per ridurre la settimana lavorativa a 33 ore e mezzo, con una rotazione tra una settimana di lavoro di 4 giorni e una di 5 per i dipendenti che lavorano in due turni, mentre per coloro che operano su tre turni sono previste due settimane di lavoro di 4 giorni seguite da una di 5;
  3. Essilux (EssilorLuxottica) nel 2023 ha previsto una settimana lavorativa ridotta per gli operai. Il programma consentiva ai dipendenti di lavorare per 20 settimane con un orario di 4 giorni anziché 5, con la maggior parte della riduzione dell’orario sostenuta dall’azienda stessa e solo una piccola parte da lavoratori e lavoratrici tramite permessi retribuiti.

Settimana corta in azienda? Tre punti aperti per i professionisti HR.

Mentre aspettiamo nuove disposizioni in materia di settimana lavorativa corta in Italia, ci chiediamo come il dipartimento risorse umane potrebbe affrontare una simile novità. E quali sfide emergeranno, insieme alle opportunità e ai benefici. Abbiamo così individuato tre questioni che desideriamo portare all’attenzione di chi ogni giorno si occupa di gestione del personale.

  1. Nuove abitudini, nuove regole. Il processo di “transizione” a una settimana lavorativa di quattro giorni richiederà una ristrutturazione degli orari di lavoro. Il team HR dovrà pianificare questo aspetto attentamente per garantire che le attività aziendali siano coperte esattamente come prima e che i dipendenti mantengano un equilibrio tra lavoro e vita personale. Questo potrebbe implicare la ridefinizione dei turni, la redistribuzione dei compiti e la creazione di nuovi processi per gestire il carico di lavoro in un periodo più limitato;
  1. Focus su coinvolgimento e comunicazione. Fin dal primo istante, coinvolgere attivamente i dipendenti nel processo decisionale e nell’implementazione del nuovo modello di lavoro sarà essenziale: il dipartimento HR dovrà comunicare chiaramente gli obiettivi del cambiamento, nonché le aspettative riguardanti le nuove modalità. Sarà opportuno condividere informazioni chiare e dettagliate, rispondendo prontamente alle domande dei dipendenti per dissipare eventuali dubbi o malintesi.
  1. Monitoraggio e adattamento del nuovo modello. Una volta implementato il tutto, i professionisti delle risorse umane dovranno monitorare attentamente i risultati e adattarli di conseguenza. Questo potrebbe includere la valutazione della produttività, della soddisfazione dei dipendenti (con sondaggi ad hoc), del livello di stress e del work life balance. Basandosi sui dati raccolti, il team HR potrà in questo modo valutare di mettere in pratica azioni mirate rispetto alle nuove modalità lavorative, per massimizzarne i benefici.

Se fino a qualche anno fa l’idea di settimana lavorativa 4 giorni in Italia sembrava un’utopia, esaminando attentamente le opportunità e le proposte discusse al Parlamento, emergono possibilità che vale la pena esplorare. Noi di Jobtech continueremo ad aggiornarci sull’argomento, per scoprire se, come e quando le nuove proposte di legge avranno un impatto sul mondo del lavoro.


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