Licenziare un dipendente in azienda con meno di 15 dipendenti

I motivi – quelli legittimi, ovviamente – per cui si giunge a licenziare un dipendente sono diversi: parliamo del licenziamento per giusta causa, per giustificato motivo soggettivo o oggettivo, per riduzione del personale intimata da crisi, riorganizzazione aziendale o fallimento.

Esistono poi i motivi illegittimi, e cosa si scatena se intendi licenziare un dipendente in un’azienda con meno di 15 dipendenti è l’argomento di questo articolo, alla luce delle novità introdotte dal Jobs Act. Infatti, la riforma del lavoro posta in essere dal Governo Renzi ha cambiato le carte in tavola riguardo al mercato del lavoro, al welfare e agli ammortizzatori sociali, senza tralasciare la disciplina dei licenziamenti.

6 Marzo 2015: cosa è cambiato

Forniamo due precisazioni, prima di addentrarci più a fondo nell’argomento: la disciplina verso il personale vede nella data del Jobs Act, 6 Marzo 2015, un punto fermo, e ad essere determinante è se l’assunzione sia avvenuta prima o dopo di essa.

Chi è stato assunto prima del 6 Marzo 2015 subisce la cosiddetta riforma Fornero, invece coloro che sono stati assunti a partire dal 7 Marzo 2015 – che vale anche come data della stabilizzazione del contratto – vedranno applicarsi il contratto detto a tutele crescenti. In soldoni? Il risarcimento cresce con l’aumento dell’anzianità di servizio.

Tipologie di licenziamento

Non puoi licenziare un dipendente perché ti è antipatico o perché usa troppo profumo: siamo sicuri che tu questo lo sappia, ma è sempre meglio ricordarlo. Se poni fine a un rapporto di lavoro senza una causa reale, o un giustificato motivo – sia esso oggettivo o soggettivo – incorri nel licenziamento illegittimo.

Di conseguenza, il lavoratore gode di tutte le tutele previste dalla Legge, nonché del diritto di impugnare il licenziamento, di ricevere una somma a titolo di risarcimento e – in casi di notevole gravità – anche il reintegro al lavoro.

Discriminatorio o orale

Che la tua azienda abbia più o meno di 15 dipendenti, in questo gravissimo caso le conseguenze saranno identiche. Ricordiamo che con motivi discriminatori intendiamo quelli motivati da credo politico, fede religiosa o ancora appartenenza a un sindacato in azienda. Il licenziamento orale non ha validità, come quello per ritorsione, matrimonio o congedo di maternità.

A cosa ha diritto il dipendente? Reintegrazione, risarcimento del danno e versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti. A cambiare, riguardo alla data di assunzione (prima o dopo il 7 Marzo 2015), è l’entità del risarcimento del danno: per gli assunti prima, è un’indennità non inferiore a 5 mensilità della retribuzione globale di fatto, maturata dal giorno del licenziamento fino a quello dell’effettiva reintegrazione. Per gli assunti post, equivale a un’indennità commisurata all’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR, dal giorno del licenziamento all’effettiva reintegrazione. Dall’indennità va sottratto quanto eventualmente percepito dal lavoratore, nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative. 

Licenziamento per assenza di motivi

Cosa significa licenziamento per assenza di motivi? Che mancano i motivi disciplinari o legati all’organizzazione o riorganizzazione dell’azienda, che porrebbe le condizioni per il giustificato motivo oggettivo.

Gli assunti prima della data spartiacque possono beneficiare della riassunzione entro tre giorni, e di un’indennità di risarcimento, il cui ammontare è compreso tra un minimo di 2,5 mensilità e un massimo di sei.

Gli assunti post invece hanno diritto ad una indennità di importo pari a 1 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR per ogni anno di servizio, in misura non inferiore a due e non superiore a sei mensilità.

Licenziamento illegittimo per motivi di forma o procedura

Le procedure ci sono, e vanno rispettate: il rischio è di incorrere in licenziamento illegittimo, e per un datore di lavoro è una scelta assolutamente sconsigliabile: suggeriamo sempre – in caso di dubbi su questi delicatissimi argomenti – di rivolgersi a professionisti competenti.

Per i “vecchi assunti”, il provvedimento è il medesimo rispetto al licenziamento per assenza di motivi. I “nuovi assunti”, invece, riceveranno un’indennità non assoggettata a contribuzione previdenziale, pari a mezza mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR per ogni anno di servizio. La misura non può comunque essere inferiore a uno e superiore a sei mensilità.

Quanto costa all’azienda licenziare un dipendente?

Conosci il ticket licenziamento? Se non lo conosci, dovresti conoscerlo: puoi avere le tue motivazioni, ma licenziare non è gratis. E se vuoi sapere dove vanno a finire i tuoi saldi, sappi che servono a finanziare il fondo per la disoccupazione (conosci invece le agevolazioni per le aziende che assumono un lavoratore in NASpI?).

Ecco gli importi aggiornati al 2021! Devi considerare il 41% del massimale mensile del trattamento di disoccupazione e moltiplicare questo numero per gli anni di anzianità del dipendente presso la stessa azienda.

Se si tratta di licenziamento collettivo, gli importi saranno da 1.509,84 euro per un lavoratore con un solo anno di esperienza a un massimo di 4.529,52 euro se gli anni di esperienza sono di più.

Sai che se si tratta di dimissioni, o se il dipendente percepisce la pensione il ticket di licenziamento non è dovuto? E sai che se scegli Jobtech e il nostro servizio di somministrazione o staff leasing per le tue assunzioni di personale ci occuperemo noi di ogni cosa?

Parliamone insieme, contattaci!

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